Una nuova strategia per la Biodiversità
Per il bene del nostro ambiente e della nostra economia, e per sostenere la ripresa dell’Unione europea dalla crisi Covid-19, bisogna investire nella protezione della natura.
E’ quanto sta scritto in Obiettivi di sviluppo sostenibile e politiche europee – Dal Green Deal al Next Generation EU, nuovo Quaderno dell’Asvis (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) curato da Luigi Di Marco e scaricabile gratuitamente online.
In una lettura che descrive le numerose iniziative intraprese dall’Unione europea rispetto ai diversi ambiti dello sviluppo sostenibile, comprese quelle recentemente stabilite dal Consiglio europeo per far fronte alla crisi pandemica, il nostro occhio non poteva che soffermarsi su quello che è il Goal 15 dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite che mira a proteggere e ripristinare gli ecosistemi terrestri.
Anno 2030, la nuova dead line
La perdita di biodiversità e il degrado degli ecosistemi sono una tendenza costante, a livello mondiale. Per questo l’Unione europea è chiamata a svolgere un ruolo chiave alla 15a conferenza delle parti della Convenzione sulla biodiversità che si terrà a Pechino, in Cina, alla fine del 2020, durante la quale dovrebbe essere adottato il nuovo quadro globale per la biodiversità post-2020.
Un’occasione per fornire direttive utili a un miglioramento sostanziale dello stato di conservazione di specie e habitat di interesse europeo, protetti dalle norme sugli uccelli e sugli habitat.
La nuova strategia per la biodiversità
La nuova strategia europea mira a garantire che la Biodiversità europea sarà sulla strada della ripresa entro il 2030, in linea con l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e con gli obiettivi dell’Accordi di Parigi sui cambiamenti climatici, poiché la protezione e il ripristino dei livelli di biodiversità e degli ecosistemi ben funzionanti sono fondamentali per rafforzare la resilienza nostra e del territorio, e prevenire l’insorgenza di malattie future.
La pandemia del COVID-19 ha fatto crescere la consapevolezza dei legami tra la nostra salute e la salute degli ecosistemi ed è dimostrata la necessità di costruire filiere di produzione e modalità di consumo che non eccedano i confini planetari.
Perchè investire nella protezione della natura
Investire nella protezione della natura e nel suo ripristino sarà anche fondamentale per la ripresa economica dell’Europa dalla crisi COVID-19: è necessario che l’economia sia al servizio delle persone e della società e restituisca alla natura più di quanto non gli sottrae.
Non bisogna dimenticare, infatti, che la conservazione della biodiversità ha benefici economici diretti per molti settori dell’economia. Ad esempio, la conservazione degli stock marini permette di aumentare i profitti annuali dell’industria ittica di oltre 49 miliardi di euro, mentre la protezione delle zone umide costiere può far risparmiare all’industria assicurativa circa 50 miliardi di euro all’anno riducendo le perdite per danni dai fenomeni meteorologici. Oppure, in un contesto montano, la conservazione delle foreste che esercitano una funzione protettiva rappresenta un efficace contrasto al dissesto idrogelogico e una diretta protezione degli ambiti urbani di valle, così come la conservazione delle praterie a uso pascolivo e il loro corretto utilizzo assicurano la continuazione di forme di economia montana, come la pastorizia e il funzionamento della locale filiera agricola ed economica.
Gli investimenti nel capitale naturale, incluso il ripristino degli habitat ricchi di carbonio e un’agricoltura rispettosa dell’ambiente, sono riconosciuti tra le cinque più importanti politiche di recupero fiscale, che offrono elevati moltiplicatori economici e impatto positivo sul clima.
La perdita e l’uso insostenibile della natura sono a loro volta fattori chiave del cambiamento climatico e – adottata nel cuore della pandemia di COVID-19 – la strategia dovrà essere anche un elemento centrale del piano di ripresa dell’UE. Sarà fondamentale prevenire e rafforzare la resilienza ai futuri focolai di zoonosi e fornire opportunità commerciali e di investimento immediate per ripristinare l’economia europea.
Il ruolo delle aree naturali protette
Per il bene del nostro ambiente e della nostra economia, e per sostenere la ripresa dell’UE dalla crisi COVID-19, occorre di più nella protezione della natura.
In questo spirito, almeno il 30% della terra e il 30% del mare dovrebbero essere protetti nell’UE. Questo comporta un incremento minimo di un ulteriore 4% per la terra e del 19% per le aree marittime rispetto ad oggi. All’interno delle aree naturali protette, ci dovrebbe essere un focus specifico su aree di altissimo valore o potenziale di biodiversità, tra cui quelle più vulnerabili ai cambiamenti climatici che richiedono misure di protezione più rigorose.
La Commissione europea, in collaborazione con gli Stati membri e l’Agenzia europea dell’ambiente, presenterà nel 2020 criteri e orientamenti per l’identificazione e la designazione di aree aggiuntive, compresa una definizione di protezione rigorosa, nonché per un’adeguata pianificazione della gestione.
Sarà necessario definire un piano per ridurre le pressioni sugli habitat e sulle specie e garantire che tutti gli usi degli ecosistemi siano sostenibili. Significa anche sostenere il recupero della natura, limitare l’impermeabilizzazione del suolo, combattere l’inquinamento, le specie esotiche invasive e ideando azioni con postivi riflessi anche sul versante economiche.
La cura dell’ambiente crea posti di lavoro
Il piano creerà posti di lavoro, concilierà le attività economiche con la crescita e la conservazione dei livelli biodiversità e contribuirà a garantire la produttività e il valore a lungo termine del nostro capitale naturale. Ma perché ciò accada, è necessario prevedere un obbligo per gli Stati membri di definire piani di ripristino della biodiversità, sistemi di mappatura e di monitoraggio delle misure messe in pratica per garantirne la salute e sforzi per il ripristino. In tutto questo, giocherà un ruolo fondamentale l’agricoltura e quegli agricoltori che vorranno adottare una transizione verso pratiche di coltivazione pienamente sostenibili e al tempo stesso economicamente remunerative.
Il miglioramento delle condizioni e della diversità degli agroecosistemi aumenterà di fatto la resilienza al cambiamento climatico, ai rischi ambientali e agli shock socio-economici, nel contempo creando opportunità occupazionali.
Come definito nella strategia dal produttore al consumatore, saranno assunte azioni per ridurre del 50% l’uso complessivo dei pesticidi, e del 50% dei pesticidi più pericolosi entro il 2030.
Contestualmente, andranno aumentati gli sforzi per proteggere la fertilità dei suoli, ridurne l’erosione e accrescerne il contenuto in sostanza organica.
Dovrà anche aumentare la quantità, la qualità e la resilienza delle foreste, in particolare contro incendi, siccità, parassiti, malattie e altre minacce che potrebbero aumentare con il cambiamento climatico.
Responsabili dello scoppio e della diffusione di malattie infettive, sono anche molte specie esotiche invasive che costituiscono una minaccia per l’uomo e la fauna selvatica. Il tasso di rilascio di specie esotiche invasive è aumentato negli ultimi anni. Delle 1.872 specie ora considerate minacciate in Europa, 354 sono minacciate da specie esotiche invasive. Senza misure di controllo efficaci, il tasso di diffusione e i rischi che comporta per la nostra natura e salute continueranno ad aumentare. Anche in questo, l’Unione europea è chiamata a impegnarsi con misure più efficaci.
Gli impegni che ci attendono
Tutti i Paesi europei hanno criteri e contenuti inseriti nei propri Piani nazionali di ripresa e resilienza, necessari per accedere ai fondi europei recentemente deliberati.
Come uscirà il nostro Paese da questo quadro generale? Una cosa è certa: Il Quaderno preparato da Luigi Di Marco aiuta comprendere come le diverse iniziative tendano a delineare un quadro all’interno della quale lo sviluppo sostenibile è sempre più esplicitamente la cornice nella quale si inquadrano le singole iniziative della Commissione, al cui interno anche le politiche nazionali possono trovare analoga coerenza – scrive Enrico Giovannini, portavoce dell’Asvis, nella prefazione. L’auspicio è che l’Italia sia pronta ad agire.
Fonte Piemonte Parchi